Il tema del ‘default’ di alcuni stati europei è da tempo al centro dell’attenzione. Eppure, come abbiamo già sottolineato in passato, forse la preoccupazione è fin troppa. E il problema rischia seriamente di essere affrontato in modo sbagliato. Il default è presentato come una situazione “bianco o nero” — cioè o tutto bene o debiti che non vengono ripagati, con perdita totale per gli investitori — ma la situazione potrebbe essere descritta come una scala di grigi. Un default si concretizza di solito in una ristrutturazione del debito, che è una modifica alle condizioni originarie del prestito (cioè tassi, scadenze, divisa, periodo di garanzia). Questo può voler dire molte cose, nella pratica.Facciamo qualche esempio, “tradotto ” in termini semplici per capirci meglio.
- “ti dò tutto quello che ti devo, ma più tardi, e ti ci pago gli interessi per il tempo che trattengo il capitale”
- “ti dò tutto quello che ti devo ma più tardi, ma non ti dò nient’altro in più”
- “ti dò tutto il capitale che mi hai prestato, ma ti dò solo una parte degli interessi che erano previsti”
- “non ti dò tutto il capitale che mi hai prestato, ma te lo restituisco in parte, ad esempio, 80€ per ogni 100€ che mi hai prestato”
- “non ti dò indietro niente”
È intuitivo che sono scenari estremamente diversi tra loro nelle conseguenze che comportano. Un default potrebbe non essere neppure un’opzione così dolorosa, nel migliore dei casi.
Dicevamo che il problema viene affrontato in modo sbagliato: la questione infatti è che si è cercato di intervenire esclusivamente in un ottica di breve termine, cercando di evitare un default nell’immediato. Nel caso dell’Italia questo è particolarmente evidente. Così come è evidente che è un’ottica che i mercati non sembrano avere apprezzato molto, dato che lo spread con i titoli tedeschi continua ad aumentare, come del resto è ovvio: se guardiamo ad un orizzonte di 10, 15 o 30 anni (che sono scadenze dei BTP) l’Italia rischia grosso perché non è attrezzata per crescere.
Ecco qui l’errore: il problema non doveva essere posto come “evitiamo il default e poi preoccupiamoci della crescita” ma piuttosto “lavoriamo per la crescita, e cerchiamo di evitare di dover ristrutturare il debito”. Altrimenti il default rischia di essere solo rimandato, e i mercati se ne rendono conto. È la differenza prestare dei soldi a qualcuno che vive alla giornata, che il debito di domani riesce in qualche modo a ripagarlo, e prestare dei soldi a qualcuno che magari i soldi, questa volta, anziché domani li restituisce dopodomani, ma ha un’attività solida che in futuro gli farà sicuramente portare dei soldi a casa.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]