Da inizio anno, l’indice Msci sul settore bancario dell’area euro ha perso il 36%. La ragione principale è legata al fatto che le banche europee sono molto esposte verso il debito sovrano dei paesi dell’aera, di cui detengono in portafoglio molti titoli di stato. Un default avrebbe dunque conseguenze sui bilanci delle banche europee. Soprattutto se ci si preoccupa per Spagna e Italia: diversi analisti sottolineano che mentre un default di Grecia, Portogallo e Irlanda avrebbe conseguenza relativamente ridotte per il sistema bancario, se “traballassero” troppo anche i conti di Spagna e Italia l’effetto sarebbe più grave, semplicemente per le dimensioni del debito di questi ultimi due paesi.
Ma il problema non è solo l’esposizione diretta verso il debito sovrano: non dimentichiamo che è estremamente improbabile che in caso di default semplicemente l’interno debito non venga pagato. Più realistica l’ipotesi di un rimborso parziale o ancora di più una dilazione delle scadenze di restituzione.
Un fattore altrettanto importante riguarda il fatto che la maggior parte delle banche europee si finanzia anche attraverso il cosiddetto wholesale funding, un insieme di operazioni il cui costo è legato al prezzo con cui il governo nazionale ottiene i prestiti dal mercato. Ecco allora che molte operazioni diventano molto più costose, tagliando i margini delle banche e diminuendone la capacità di raccogliere risorse sul mercato.
Questa situazione spinge molti investitori a stare alla finestra, in attesa che lo scenario si chiarisca: finché non sarà più chiaro come è destinato a risolversi il problema del debito sovrano, difficile aspettarsi una ripresa dei titoli bancari europei.
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