I risultati pesanti delle borse in queste ore sono un effetto del taglio del rating USA? In realtà non direttamente, dato che come sottolinea Clericetti su Repubblica in realtà i Titoli di Stato USA — che dovrebbero essere i titoli direttamente intaccati dalla variazione del rating — non hanno subito grandissime variazioni. Certamente, c’è un elemento di “rottura di un’illusione” che abbiamo sottolineato in un post precedente, che non può essere trascurato, dato che l’emotività gioca un ruolo spesso preponderante negli andamenti finanziari, scalzando spesso la razionalità.
C’è anche una preoccupazione per una possibile recessione in arrivo, o forse di quella precedente che è stata solo rimandata con interventi spesso “dopanti” per l’economia, più che strutturali. Solo che ora le “cartucce” (soprattutto americane) per combattere la crisi sono già state sparate. E lo scenario politico USA preoccupa perché con il tipo di contrasto attualmente in corso tra repubblicani e democratici alcune frange potrebbero desiderare che le cose vadano male, in modo da poter dare la colpa all’altra parte. Il che rischia di portare ad un ritardo nei (pochi) interventi anti-crisi.
C’è però un fattore secondo noi molto importante, di cui ha accennato anche Mario Monti in un articolo sul Corriere, ma forse senza sottolinearlo adeguatamente.
La questione infatti è che in questa corsa a rinsaldare il debito pubblico che si è avuta nelle ultime settimane, si è puntato a “tutelare i creditori” anziché a tutelare la crescita, preoccupandosi del problema immeditato ma non del futuro. Non preoccuparsi della crescita ha conseguenze pericolose, non solo sui conti pubblici (se l’economia “gira” di più ci sono più entrate fiscali e quindi meno deficit), ma va ad impattare direttamente sulle prospettive dell’economia industriale, che la borsa di fatto misura.
Andrebbero dunque probabilmente riviste le iniziative anti-deficit, per essere magari meno “sicure” per i creditori dei titoli di stato, ma per consentire un maggiore supporto alla crescita economica. La sensazione è che ci siamo trovati di fronte ad un bivio tra stabilità e crescita, e forse abbiamo imboccato la strada sbagliata.
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