L’Europa, dal punto di vista della finanza, non sta passando un buon momento, con l’indice Msci della regione che ha perso in un mese circa il 4,5%, portando così in negativo il risultato da inizio anno. Pesa inevitabilmente la preoccupazione per i conti della Grecia, per la quale il default non è un ipotesi poi tanto astratta (soprattutto sotto forma di ristrutturazione del debito, non a caso il rating del debito a lungo termine è stato tagliato da B a CCC): non solo, ma addirittura di uscita del paese dall’Euro è un’ipotesi che resta improbabile ma di cui qualcuno inizia a parlare. Si tratta di un’eventualità che a nostro parere avrebbe effetti devastanti per l’economia della Grecia, perché una moneta debole andrebbe forse a favorire il pagamento dei debiti, ma avrebbe pesantissime ripercussioni in termini di inflazione, e di contrazione del potere d’acquisto per i consumatori greci.
Non è peraltro solo la Grecia sotto la lente dei mercati: oltre alle preoccupazioni “già note” dei mercati per Spagna, Irlanda e Portogallo, cresce anche l’attenzione per l’Italia e — sorpresa — la Germania, paesi i cui Governi attraversano difficoltà politiche che potrebbero rallentare la reazione nel caso la situazione finanziaria internazionale si aggravasse, o ancora peggio che potrebbero cadere nella tentazione di scelte “populiste” che rimanderebbero di pochi mesi i problemi (aggravandoli).
A complicare la situazione il fatto che l’inflazione è tornata a salire, e un ulteriore aumento dei tassi da parte della BCE, per contenerla, è dato quasi per scontato.
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