Qualche giorno fa è stato presentato il rapporto 2011 sul mercato immobiliare residenziale, realizzato dall’Agenzia del Territorio in collaborazione con l’ABI.
Il rapporto valuta anche la possibilità per le famiglie di accedere all’acquisto di un’abitazione: la quota di famiglie che “dispone di un reddito sufficiente a coprire almeno il 30%
del costo annuo, reale e finanziario, della casa” [un calcolo che dobbiamo ammettere appare poco chiaro: a nostro parere dovrebbe essere il cui 30% del reddito è in grado di coprire il costo annuo della casa, N.d.A.] è salito al 51% di fine 2010 contro il 46% del 2008. Un valore che comunque è ancora lontano dal 62% del 2004.
In sintesi nel 2010 per il mercato delle abitazioni si evidenzia:
• una lieve ripresa dei volumi di compravendita delle abitazioni, 617.286 NTN (numero delle transazioni normalizzato), +0,5% rispetto al 2009. nei capoluoghi +5,2%, nei comuni non
capoluoghi -1,6%.
• nel 2010 si sono vendute abitazioni per un totale di circa 64 milioni di metri quadrati, +1,0% rispetto al 2009, con una superficie media per unità abitativa compravenduta pari a 104
mq circa.
• la quotazione media risulta nel 2010 pari a 1.578 €/mq, stabile rispetto al 2009, +0,1%, e stazionarie risultano sia nei capoluoghi sia nei comuni minori.
• il valore di scambio complessivo stimato nel 2010 è in crescita del +2,6% rispetto al 2009 ed è pari a circa 103,9 miliardi di euro. È in aumento soprattutto al Centro, +5,5%, e al
Nord, intorno al +2%.
• l’andamento del mercato residenziale delle otto principali città risulta, nel 2010, decisamente positivo con un rialzo del +6,9%. Il “fatturato” è pari a circa 24,4 miliardi di euro,
con un aumento del +7,6% rispetto al 2009.
Dobbiamo però chiudere con un’osservazione: l’aumento delle compravendite è stato favorito dal basso livello dei tassi dei mutui negli ultimi due anni. L’interrogativo è cosa accadrà con l’aumento dei tassi che si profila (ricordiamo che un ulteriore aumento dei tassi BCE prima dell’estate è dato per scontato dagli operatori), dato che rischia di pesare molto su famiglie che forse non hanno fatto adeguatamente i conti con il significato di variabilità dei tassi.
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