Una ricerca di Morningstar offre degli spunti di riflessione decisamente interessanti. Infatti, anche analizzando le serie storiche, gli investitori scelgono effettivamente i fondi che appaiono i migliori (in relazione al sistema di categorizzazione utilizzato da Morningstar), ma sbagliano i momenti di vendita e di acquisto. La tendenza infatti appare quella di “comprare a prezzi alti, e vendere a prezzi bassi”, seguendo spesso quelle che sono le mode. In questo modo, nel complesso gli investitori hanno perso negli USA metà del potenziale guadagno: mentre il rendimento annuale dei fondi, considerando gli ultimi 10 anni, è stato del 3,23%, il ritorno degli investitori (calcolato sulla base dei dati storici sui flussi in entrata ed uscita) è stato solo del 1,69%.
Quasi metà del guadagno potenziale viene persa a causa delle scelte errate di tempi da parte degli investitori. Una dimostrazione che — anche gli investitori professionisti — si lasciano prendere in modo eccessivo dall’emotività, dall’avidità e dal panico. Tanto più se si considera che qualunque strategia di investimento dovrebbe avere come obiettivo quello di “battere il benchmark” (in questo caso, il rendimento del fondo): si compra e si vende allo scopo di avere un rendimento maggiore di quel che si otterrebbe non facendo nulla, mentre invece quello che spesso si ottiene nella pratica è che non facendo nulla si hanno performance migliori.
Morningstar sottolinea come parte della responsabilità sia anche dei gestori che a volte “cavalcano l’onda” come strumento di marketing, “vendendo” fondi a maggiore rischiosità nei momenti di picco (quando la discesa è potenzialmente vicina, e con questo tipo di fondi “si sente tutta”), e fondi “difensivi” nei momenti di depressione (che però non permettono di sfruttare appieno la possibile risalita successiva). È certamente vero, ma dobbiamo aggiungere che un investitore deve fare gli investimenti in relazione alle proprie valutazioni, e non alle mode o tantomeno alle pubblicità dei gestori di fondi.
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