Il Senior Supervisors Group, ente che comprende attualmente autorità di vigilanza di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Paesi Bassi , Spagna, Svizzera,Regno Unito e Stati Uniti, ha pubblicato un rapporto sui sistemi di definizione dell’“appetito al rischio” (un termine che nell’ambito di risk management indica il livello di rischio desiderato) da parte delle e sulla necessità di rafforzare le infrastrutture tecnologiche e delle capacità di aggregazione dei dati.
Infatti, le banche appaiono più indietro delle altre tipologie di imprese sul fronte della gestione del rischio, anche in termini di aggregazione dei dati. E’ vero che la quantità di dati che un intermediario finanziario si trova a gestire spesso sono decisamente elevate, ma “l’aggregazione dei dati sui rischi rimane una sfida, nonostante la sua fondamentale importanza per la pianificazione strategica, il processo decisionale e la gestione dei rischi”.
È interessante notare come anche nella finanza la tecnologia — quando bene utilizzata — possa essere la chiave di volta per migliorare di molto l’efficienza dei mercati finanziari, e dell’economia nel suo complesso. Uno dei fattori che ha permesso la crisi finanziaria è stato il mancato “controllo” sulle informazioni, che hanno permesso che titoli che dovevano essere sicuri si poggiassero in realtà su basi tutt’altro che solide (i famosi subprime). È un’esagerazione fino ad un certo punto il sottolineare come un migliore sistema, anche informatico, di gestione delle informazioni e dei dati avrebbe potuto ridurre l’entità del problema.
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