L’Associazione Bancaria Italiana ha presentato il Rapporto ABI 2010, dedicato al mercato del lavoro nell’“industria finanziaria”. Quello del settore bancario e finanziario è un ambito lavorativo che, se una volta era considerato iper-privilegiato, ora attraversa una fase che si può eufemisticamente definire “di evoluzione”.
Infatti, sottolinea l’ABI nel rapporto,
Il settore bancario ha affrontato bene la congiuntura e sostenuto adeguatamente le necessità economiche e finanziarie del Paese, ma ricavi e redditività sono comunque in flessione. Ora è necessario intensificare lo sforzo straordinario sul piano della gestione dei costi e dell’aumento dell’efficienza con l’obiettivo di sostenere la ripresa economica.
Il riferimento è chiaramente al prossimo rinnovo contrattuale del settore, previsto a breve. L’obiettivo del settore è andare avanti con i processi riorganizzativi, per frenare il peso del costo del lavoro (portarlo verso le medie europee appare improponibile, perché richiederebbe tagli troppo massicci).
Riferendosi ad un campione di 140 gruppi bancari europei, si rileva che nel 2009 in Italia il costo del lavoro, pari a 73.000 euro, è tra i più elevati nel panorama europeo con una media di 56.500 euro. A giugno 2010 i principali indicatori di costo evidenziano che il gap tra i gruppi italiani e i concorrenti europei rimane elevato: il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione è superiore di circa 4,5 punti percentuali rispetto alla media europea (37% contro 32,7%); allo stesso modo il differenziale rispetto al rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione è pari a 3,1 punti percentuali (61,7% contro la media Ue del 58,6%).
A livello di numero di occupati, il 2009 ha segnato una “contrazione occupazionale” di circa il 2%, legata alla razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture, gestita attraverso pensionamenti ma anche all’intervento del ‘Fondo di solidarietà del settore creditizio’ che tuttavia, ABI sottolinea, “va riformato perché divenuto nel tempo troppo oneroso”.
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