Si parla molto di crescita e di ripresa, spesso come fossero concetti astratti o quasi, dimenticando come la semplice adozione di “nuove” tecnologie può consentire aumenti di efficienza tutt’altro che trascurabili.
E’ ad esempio questo il caso della fattura elettronica, argomento anche trattato da ABI nei giorni scorsi in un convegno. A questo proposito, il direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, ha detto:
“La piena diffusione della fattura elettronica comporterà minori costi per il Paese stimati tra 10 e 60 miliardi di euro l’anno, pari ad una quota di Pil tra l’1% e il 4%. Anche per questo è importante favorire la maggiore diffusione di questo strumento che, se adottato in modo capillare, può far risparmiare alla sola Pubblica Amministrazione circa 3 miliardi di euro l’anno e altrettanto ai fornitori della PA”.
Ad oggi, la fattura elettronica è ancora poco diffusa: in Europa circolano 32 miliardi di fatture all’anno, di cui solo il 5% sono elettroniche, anche se va rilevato come vi sia un trend di crescita significativo: +41% tra 2008 e 2009.
La fattura elettronica, oltre che permettere un risparmio di carta (con effetti ambientali non trascurabili: secondo stime della Commissione Europea, un aumento dell’1% dell’uso della fattura elettronica comporta l’abbattimento di circa 800 mila alberi in meno), e di tempo, potrebbe anche rendere i processi amministrativi più fluidi permettendo una automazione più elevata.
Il problema, soprattutto in Italia, è anche legislativo: la Finanziaria 2008 ha stabilito l’obbligo di fatturazione elettronica per gli operatori che lavorano con Amministrazioni ed enti pubblici, ma manca ancora l’emanazione del secondo Decreto Attuativo che deve fornire le indicazioni definitive sui tempi e le modalità tecniche per lo scambio di fatture elettroniche tra imprese e Pubbliche Amministrazioni.
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