Una ricerca premiata con il premi IgNobel di tre ricercatori italiani, per quanto sia stata da molti presa non con adeguata serietà, offre spunti interessanti.
Si tratta della ricerca condotta da , che ha dimostrato come in un’organizzazione sia più efficace promuovere a caso piuttosto che usare i metodi di promozione normalmente usati nelle aziende.
In realtà si tratta di un tema che anche noi avevamo toccato in questo blog, quando avevamo parlato provocatoriamente del fatto che il problema delle aziende italiane è che ci sono troppi ingegneri con ruoli da manager.
La questione infatti è molto semplice, e cioè che la capacità e bravura nello svolgere le mansioni previste in un ruolo non implica una analoga capacità di svolgere mansioni in un ruolo “gerarchicamente” superiore. Abbiamo virgolettato il “gerarchicamente” perché riteniamo anche che (anche per queste considerazioni) il tradizionale concetto di gerarchia vada un po’ messo da parte.
Ad ogni modo, il punto è che essere un buon tecnico non dà nessuna garanzia di essere un buon project manager, così come non è vero che un project manager debba essere un bravissimo tecnico. Semplicemente, sono ruoli diversi. E quindi, promuovere il tecnico più bravo e farlo diventare un project manager non porta buoni risultati: si ha un project manager che può essere bravo o non esserlo, e intanto si ha “perso” un bravo tecnico.
La questione è che molte aziende italiane nascono da imprenditori-tecnici, e quindi non deve stupire la “malattia” di cui soffrono molte PMI, e cioè una scarsa attenzione degli imprenditori agli aspetti organizzativi e strategici, non ultimo perché capita che gli imprenditori “innamorati” degli aspetti tecnici passino più tempo in officina che dietro la scrivania. Che può essere un atteggiamento certamente apprezzabile per un artigiano, ma chiaramente pone limiti alle capacità di crescita delle imprese.
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