L’Associazione Bancaria Italiana “lancia l’allarme” su Basilea3, la nuova regolamentazione internazionale che dovrebbe presto essere introdotta per rendere più solide le banche, soprattutto dal punto di vista dei coefficienti minimi di capitale.
L’ABI sottolinea un aspetto importante ma in parte trascurato, e cioè il diverso ruolo del finanziamento delle banche nei vari paesi. Nell’area anglosassone, il finanziamento alle imprese arriva in primo luogo dal mercato, mentre nell’Europa continentale sono le banche la principale fonte di finanziamento per le imprese.
Di conseguenza, ABI sottolinea che c’è un rischio che sia leso il finanziamento alle imprese, dato che un innalzamento dei requisiti patrimoniali per le banche vuol dire che queste dovranno ridurre la quantità di prestiti concessi — un aspetto che in molti frettolosamente tendono a dimenticare: banche più solide, infatti, vuol dire banche che prestano meno soldi.
La preoccupazione di ABI è legittima, ma va sottolineato che se si vuole dare basi solide all’economia e alla finanza, è necessario anche fare scelte che nel breve periodo possono essere penalizzanti.
Certamente, c’è una questione che non si può trascurare, e cioè l’omogeneità di applicazione delle regolamentazioni e dei vincoli a livello internazionale. E questo non solo a livello Europeo (dove un’omogeneizzazione è relativamente facile), ma dovrebbe includere anche gli USA, per evitare asimmetrie che possono creare non solo “concorrenza sleale”, ma anche instabilità e fragilità dei mercati. La questione è complessa, dato che include anche gli aspetti fiscali: infatti, il regime fiscale va ad incidere sul bilancio e quindi sui coefficienti patrimoniali.
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