Abbiamo già accennato alle principali criticità per l’economia per quest’anno appena iniziato. Vale la pena esaminare quelli che saranno probabilmente i temi “caldi” per il 2010, sullo sputno di un paper di MF Global (via ZeroHedge).
- Normalizzazione della politica monetaria. La politica monetaria che si è affermata nel corso della crisi è stata (inevitabilmente) quella di un forte stimolo, che però dovrà essere normalizzata. Le strategie d’uscita non sono così semplici, anche perché la ripresa non si svilupperà in modo uniforme (sia a livello geografico che di settori economici). Ricordiamoci che “normalizzazione” vuol dire ridurre la grande offerta di moneta che è stata portata avanti dalle Banche Centrali finora, il che vuol dire che i settori che saranno ancora in difficoltà rischiano di affrontare tempi duri.
- Sopravvalutazione dei mercati azionari e immobiliari nei paesi emergenti. Lo stimolo all’economia portato avanti da qualche paese emergente potrebbe essere stato superiore al necessario. Ad esempio, mentre in USA il piano di supporto all’economia aveva un valore del 5.6% del PIL, in Cina lo stimolo valeva il 13% del PIL nazionale. Questo spinge qualche analista al timore di una nuova bolla in corso in Cina (ed in altri Paesi emergenti) nei settori finanziari e immobiliare (ad esempio, i prezzi medi delle nuove abitazioni sono saliti, sempre in Cina, del 6,2% a novembre 2009 rispetto all’anno precedente).
- Debito pubblico in forte crescita. Il rapporto debito pubblico/PIL dei 7 paesi più industrializzati è passato dal 84% del 2007 al 109% previsto per il 2010 (e il 113% del 2011). La sfida che molti paesi si trovano ad affrontare è quella di tenere sotto controllo (e magari iniziare a ridurre) questa “zavorra”, e contemporaneamente incentivare la ripresa.
- Possibile aumento delle tasse in USA ed Europa. Strettamente collegato al problema del debito pubblico, c’è il tema delle tasse, che in molti paesi potrebbero aumentare (limitando così la crescita). Questo è vero particolarmente per gli USA, dove nel 2011 scade un periodo di aliquote ridotte introdotte dal Bush quando era presidente, e inoltre dove molti Stati (la California per fare un esempio) hanno conti disastrati che potrebbero richiedere una maggior raccolta di risorse.
- Disoccupazione. Abbiamo spesso ripetuto che la disoccupazione sarà l’elemento critico del prossimo futuro, soprattutto in Europa, dove è atteso che la disoccupazione continuerà ad aumentare più a lungo che in USA o in Asia. Oltre alle problematiche che ciò comporta di per sé, si pone la sfida di permettere ai disoccupati di sviluppare nuove e diverse competenze, dato che è verosimile che il settori che assumeranno nel prossimo futuro saranno diversi da quelli che hanno licenziato nel recente passato (settori da cui provengono i lavoratori disoccupati).
- La crescita nel 2010 potrebbe essere analoga a quella del 2009. La crescita che si è avuta nel 2009 è stata sostanzialmente debole e incerta, e per certi versi in molti la considerano un rimbalzo più che una “vera” ripresa. Dato che il contesto sembra destinato a cambiare in modo minimo, nel 2010 si potrebbe avere la continuazione di questo trend più che l’inizio della “vera” ripresa.
- Possibile cambio di politica per il Governo USA. Il Governo USA è molto sotto pressione per il calo di popolarità di Obama, anche legato alla legge sulla sanità: per compensare e recuperare popolarità, è probabile che adotti politiche percepite come meno “di sinistra”, e quindi verso il lassaiz-faire. E’ da vedere però se questo “non intervento” sarà efficace.
- Più attenzione alle singole aziende, che allo scenario complessivo. Come abbiamo detto in precedenza, la ripresa sarà probabilmente “a macchia di leopardo”. Questo vale anche per le singole aziende all’interno di uno stesso settore, dato che ciascuna ha delle peculiarità. L’attesa è che gli investitori nel 2010 inizieranno a prestare molta maggiore attenzione ai fondamentali della singola azienda anziché allo scenario macroeconomico complessivo.
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