Economia e Finanza

Ricapitolando: cosa è successo nei mercati finanziari nelle ultime settimane?

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Visto che nelle ultime settimane abbiamo aggiornato poco il blog (anche se ne approfitto per anticiparvi che nei prossimi giorni vedrete qualche interessante novità), vale la pena ricapitolare quello che è successo nelle ultime settimane nei mercati finanziari.
Da metà luglio infatti sia assiste ad un vero e proprio “rally” delle borse, che hanno avuto un sostanziale aumento dei valori: si tratta di una tendenza in corso da qualche mese, che sembrava aver subito una frenata all’inizio dell’estate, ma tra luglio ed agosto ha trovato nuovo slancio. Ricordiamo che la borsa “anticipa” l’economia reale, per cui non vi sono assolutamente contraddizioni con quanto molti sostengono, e cioè che le prossime settimane saranno ancora “dure” per l’economia “reale”.
L’andamento molto evidente se si guarda ad esempio al grafico dell’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA) degli ultimi due mesi.

Indice Dow Jones Industrial Average, Luglio-Agosto 2009

Indice Dow Jones Industrial Average, Luglio-Agosto 2009



La tendenza generale si coglie meglio in un grafico che abbraccia un periodo di tempo più lungo: dal grafico del DJIA degli ultimi due anni si nota come la “china” sia stata parzialmente risalita. Soprattutto, è interpretato come  un segnale positivo che dopo la correzione di inizio luglio, il trend positivo sia ripreso raggiungendo livelli superiori (superando alcune possibili resistenze).
Indice Dow Jones Industrial Average (agosto 2008- agosto 2009)

Indice Dow Jones Industrial Average (agosto 2008- agosto 2009)


Le borse dunque segnano, da inizio anno fino ad oggi risultati decisamente positivi, come si nota dai principali indici:

Indice Performance da 1/1/2009 a 28/8/2009
DJIA (US) +8,80%
S&P 500 (US) +13.95%
Euronext (UE) +15,54%
FTSE 100 (UK) +10,71%
DAX (DE) +13,60
CAC 40 (FR) +13,96%
FTSE MIB (IT) +16,40%

Diversi analisti sono ottimisti, e suggeriscono che sono probabili ulteriori rialzi, sulla base delle previsioni di profitti per le aziende quotate, previsioni da cui giungono segnali positivi (anche sulla base di alcuni segnali positivi dall’economia più in generale), e sulla considerazione che i veri e proprio crolli delle quotazioni cui abbiamo assistito tra fine 2008 e 2009 erano basati sul timore dell’avvicinarsi dell'”apocalisse finanziaria”, scenario che sembrerebbe essere molto più improbabile.
C’è poi un aspetto puramente matematico da non dimenticare: se ho un’azione che vale 100 e perde il 50% di valore, se poi guadagna il 50%, non ho fatto pari: sono sceso da 100 a 50 e poi sono risalito da 50 a 75 (cioè 50+25, che è il 50% di 50). Una considerazione banale, che però è utile tenere ben presente, perché evidenzia come i rialzi a doppia cifra delle borse negli ultimi mesi recuperi solo parzialmente le discese precedenti. Il che vuol dire anche il fatto che adesso le cose sembra stiano andando bene non vuol dire che “non è successo niente”, e continua ad esserci la necessità di “cogliere l’opportunità della crisi” per riformare e migliorare il funzionamento dei mercati finanziari.  Non tutti però sono ottimisti: c’è chi sostiene che il trend di risalita è stato troppo “ripido”, e se da un lato è stato compensata una situazione di ipervenduto, si è anche superato il valore “corretto” e settembre potrebbe essere un’occasione di correzioni al negativo, soprattutto se arrivassero dati non incoraggianti dall’economia (come molti ritengono probabile).
In linea di massima, però, molti non si aspettono una crescita “illimitata”, ma piuttosto un movimento “laterale”, soprattutto a medio termine (6-12 mesi): nessur ritorno ai minimi di marzo 2009 e tantomeno sotto essi, ma neppure grosse risalite. Una situazione tutto sommato positiva dato che gli investitori più abili potrebbero riuscire a sfruttare possitivamente questo scenario. Questo anche a causa degli interventi dei governi: un intervento così massiccio dei governi della finanza è forse senza precedenti, e c’è chi ritiene sia difficile fare previsioni affidabili su quel che saranno gli effetti a medio-lungo termine di questi interventi (soprattutto per le problematiche di moral hazard che spesso implicano), e soprattutto cosa succederà quando questo sostegno delle casse pubbliche verrà a ridursi.
In ogni caso, sembra che la crisi stia portando una piccola rivoluzione copernicana nel modo di molti investitori di approcciarsi ai mercati, passando da quello che qualcuno definisce approccio “top-down” ad un approccio “bottom-up“. Cosa vuol dire? Vuol dire che piuttosto che guardare agli andamenti generali dell’economia, si preferisce un’analisi più approfondita della singola azienda su cui investire, facendo quello che si definisce stock picking. Questo sulla base della considerazione che non tutte le aziende di un settore sono uguali (convinzione che in molti casi è una delle cause del formarsi di bolle speculative, tra l’altro), e che soprattutto sul fatto che quello che in fondo quello che conta è se un’azienda (e le sue azioni) ha prospettive di crescita, molto più che continuare ad interrogarsi su a che punto della crisi siamo. Questo “non voler più parlare di crisi” è un approccio mentale da sottolineare, che per certi versi indica che la ripresa realmente si sta avvicinando. Perché una ripresa non è quando tutto torna come prima, è quando si ricomincia a guardare avanti.
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