La California naviga in pessime acque, dal punto di vista economico, con un debito di oltre 24 miliardi di dollari che deve trovare il modo di ripianare in tempi molto brevi. Un problema non da poco, dato che il Governo Federale USA ha escluso la possibilità di un “salvataggio” da parte dell’amministraizone centrale. Una scelta obbligata, dato che se da un lato 24 miliardi di dollari non sono una cifra enorme, confrontata con i numeri della crisi finanziaria, creerebbe un precedente “pericoloso” perché impedirebbe di rifiutare altri “salvataggi” in futuro: in base a che principio si dovrebbe ripianare il debito della California e non quello del Delaware o del Wyoming, se anche questi Stati non avessero i conti a posto? E perché (da un classico punto di vista di moral hazard) uno Stato pesantemente indebitato dovrebbe essere soccorso, mentre uno poco indebitato dovrebbe continuare a subire il peso del deficit? Ma intervenire per ripianare il debito di tutti e 50 gli Stati dell’Unione non è pensabile.
Le difficoltà finanziarie dei singoli Stati, però, getta una nuova luce sulla crisi economica USA. Infatti, la conseguenza più banale è che gli Stati in difficoltà dovranno mantenere livelli di tassazione locale relativamente elevata, e livelli di spesa relativamente bassa. Il che vuol dire da una parte diminuzione del reddito netto disponibile per i contribuenti residenti, dall’altro una potenziale riduzione dell’occupazione, dato che diminuisce la domanda di beni e servizi da parte dell’amministrazione statale.
Insomma, sembrerebbe che siamo di fronte ad una nuova conferma che le sfide che gli USA devono affrontare per uscire dalla crisi economica e finanziaria sono decisamente impegnative, e tutt’altro che già vinte.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]