È sempre vivo il dibattito sulle modifiche alla Costituzione, che secondo molti degli stessi proponenti hanno lo scopo di permettere di fare le leggi più velocemente. Ora, non voglio certo dire che la Costituzione sia perfetta, e non sia migliorabile, ma personalmente ho sempre avuto la sensazione che ci sia un errore di fondo in questa mentalità: piuttosto che fare leggi più velocemente, non sarebbe meglio fare leggi migliori? Dove con migliori, badate bene, non intendo che “piacciano a tutti”, ma che semplicemente siano applicabili e non introducano “effetti collaterali” che più di qualche volta le leggi fatte in fretta creano.
Il motivo di questa riflessione è molto semplice: le leggi sono le “regole del gioco”, e se si sente il bisogno di cambiarle di continuo, evidentemente più di qualcosa non funziona. Sarebbe come una partita di calcio dove si pretende di poter cambiare le regole ogni dieci minuti, perché ci si accorge che non vanno bene.
Forse, il problema è l’esatto opposto, che le leggi vanno fatte con più calma e riflessione, per garantire la loro applicabilità e coerenza. Già, perché di leggi in Italia non ce ne sono certamente poche, e viene difficile dire che l’esigenza principale è quella di poterne fare tante altre, più velocemente possibile.
A questo si aggiunge un altro aspetto, che è quello della certezza del diritto, aspetto su cui l’Italia certamente non eccelle: se le leggi cambiano troppo velocemente (cosa che avviene già ora) si creano delle dis-equità e delle disparità di fatto tra i cittadini.
Notate che non sono entrato nel merito dei contenuti delle leggi: non è questione di poter fare o non fare leggi ad personam, o inseguire questo o quell’interesse. No, il punto è semplicemente che leggi che cambiano di continuo diventano automaticamente ingiuste.
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