C’è un’interessante, quanto molto poco discussa, implicazione dell’idea che molti soggetti finanziari sarebbero “troppo grandi per lasciarli fallire“ (il gigante delle assicurazioni AIG è un esempio per tutti).
Infatti, se sono “troppo grandi”, la lezione dovrebbe essere che devono diventare più piccoli. Perché è evidente che c’è un problema di avere soggetti finanziari (siano banche, assicurazioni o società d’investimento) che accentrano troppe risorse, creando distorsioni nel sistema economico. La “necessità di salvataggio” è solo una delle distorisioni introdotte, la principale a mio parere è data dal fatto che — senza fare considerazioni “etiche” — semplicemente, la presenza di soggetti di questo tipo invalida i presupposti dei modelli di mercato, mettendo in dubbio le caratteristiche di “auto-regolazione” e “auto-correzione” che in condizioni ottimali dovrebbero avere, cosa cui peraltro stiamo assistendo in questi mesi. A questo si aggiunge, che si creano (più o meno esplicitamente) una serie di correlazioni tra gli operatori finanziari, e quindi tra gli asset tra loro posseduti, che impattano quindi sul rischio (dato che rendono difficile una “reale” diversificazione), che diventa difficilmente valutabile, e quindi finisce fuori controllo.
Si può chiaramente discutere se, in generale, una banca debba essere lasciata fallire (o piuttosto, di come questo possa avvenire senza danneggiare troppo soggetti come i correntisti o chi ha in essere un prestito con la banca stessa), certo è però che se la motivazione è che la banca “è troppo grande”, probabilmente è un segnale che qualcosa va corretto.
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