Una piccola azienda americana, la Cygnus Systems, porterà in tribunale Apple, Microsoft e Google in quanto rivendica il deposito di un brevetto relativo all’uso delle… icone. In realtà a ben vedere il brevetto non riguarda le icone “generiche, ma su quelle “di anteprima”, cioè che mostrano una parte del contenuto del file.
A prescindere dalla validità delle rivendicazioni sul caso specifico, va detto che il sistema del diritto industriale negli USA lascia spazio a molte critiche. Il nodo di fondo, a mio parere, è l’elevatissimo costo delle cause legali in materia. Infatti, pur di evitare di sostenerne i costi, non è raro che le aziende che si vedono contestata una violazione di brevetti preferiscano trovare un accordo extragiudiziale, anche nei casi in cui le pretese avanzate siano oggettivamente infondate. Tenete infatti presente che oltre all’elevato costo delle parcelle di avvocati competenti, c’è anche il danno conseguente ad eventuali sospensive della vendita del prodotto “contestato”, che può essere decisa dal giudice.
Una situazione che però si è nel tempo tradotta nella possibilità di guadagnare per i “vampiri dei brevetti”, cioè aziende che registrano brevetti a volte vaghi, a volte non del tutto innovativi. Infatti, questi soggetti hanno buone possibilità di incassare grosse cifre solo con la minaccia di adire alle vie legali, dato che il soggetto “minacciato” probabilmente farà di tutto per evitare una causa legale.
Si tratta però di una distorsione di quello che dovrebbe essere il diritto industriale, che ha conseguenze pesanti se si considera che “vittime” di queste richieste possono anche essere soggetti diversi dalle aziende, si pensi ai team di sviluppo dei software open source. E non ultimo, rende la gente poco fiduciosa nei confronti della legge, che viene usata di fatto per abusi e non per fare valere diritti: il che ovviamente è un rischio perché il diritto industriale è fondamentale per l’economia e lo sviluppo, ma deve essere applicato nel modo corretto.
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