Ora che la crisi economica sta iniziando a comportare pesanti conseguenze per l’occupazione in USA, sotto accusa (dall’estero) finisce la politica economica estremamente “liberista” che da sempre caratterizza gli Stati Uniti, dove i lavoratori hanno ben poche garanzie e dove i servizi sociali — dalla sanità, alla scuola, alla pensione — si pagano, ed anche cari.
Va però chiarito il rapporto tra questo liberismo e la crisi economica, rapporto che a mio parere è a volte frainteso. Un conto è parlare del problema della mancanza di ammortizzatori sociali, un altro è dire che se in USA vi fossero maggiori tutele dei lavoratori la crisi non si sarebbe trasmessa dalla finanza all'”economia reale”.
Premesso che personalmente non condivido del tutto l’idea che la crisi sia partita dalla finanza e abbia “infettato” main street, dato che è nata da problematiche molto concrete dell’economia “reale”, c’è un punto che va tenuto presente.
Una diversa suddivisione dei costi della crisi non annulla la crisi, ma ne ripartisce diversamente i costi, almeno in prima approssimazione. I debiti non spariscono magicamente solo perché a pagarli è lo Stato: vuol dire solo che finiscono sulle spalle di tutti, a volte con ricarichi dovute ad inefficienze che nel passaggio possono venire introdotte.
Questo non toglie, logicamente, che una suddivisione degli effetti della crisi possa essere più equa rispetto all’altra, anzi si può tranquillamente dire che gli USA sono probabilmente l’ultimo paese che va preso a modello per i temi di politiche sociali e simili.
Banche e Risparmio [http://banche.blogspot.com]
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Banche e Risparmio ha cambiato indirizzo: aggiorna i tuoi link con il nuovo indirizzo www.banknoise.com!