È con una certa soddisfazione che sono stati accolti i massicci rialzi delle borse dei giorni scorsi. Il Dow Jones Industrial Average (DJIA) è salito il 28 ottobre di 889 punti, con un massiccio +10,9%, uno dei “rally” più importanti della storia. Ma per dire che non sono tutte rose e fiori, basta tornare indietro appena al 13 ottobre scorso, quando l’incremento è stato di 936 punti, pari a +11,08%, poi rapidamente “rimangiato” in un paio di settimane.
La situazione attuale è caratterizzata da una volatilità a livelli record, come mostra chiaramente il grafico dello scarto tipo (la deviazione standard) settimanale calcolato sull’indice Dow Jones.
dell’indice DJIA calcolato su base settimanale, negli ultimi 10 anni.
Una elevata volatilità è tipicamente associata a scenari recessionistici (senario che peraltro, ormai nessuno mette più in dubbio).
Ma soprattutto, un’elevata volatilità comporta maggior rischio per gli investitori, per la definizione stessa di rischio. Perché da un punto di vista statistico una elevata volatilità significa un più ampio spettro di “risultati possibili”, che possono essere “molto positivi”, ma anche potenzialmente “molto negativi”.
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