L’Argentina, con una mossa che ha in realtà un po’ spiazzato sia i mercati che molti economisti, ha nazionalizzato i dieci principali fondi pensione privati, che controllano asset per poco meno di 30 miliardi di euro. In pratica, questi fondi pensione saranno incorporati nella
Una mossa che il governo argentino ha spiegato con la necessità di tutelare chi ha investito nei fondi pensione, dato che questi fondi hanno sofferto molto la crisi finanziaria in corso. Una motivazione che però, agli occhi di molti economisti, regge poco: i fondi pensione — e quelli argentini non fanno eccezione — infatti usano schemi di investimento molto conservativi, a basso rischio, e quindi per quanto le performance inevitabilmente non siano state positive, soprattutto considerata l’inflazione, la loro solidità non è a rischio.
Gli analisti ritengono piuttosto che il governo si sia reso conto di poter avere grosse difficoltà ad onorare i debiti in scadenza nei prossimi 12 mesi, come conseguenza della crisi economica e del crollo del prezzo delle commodities esportate dall’Argentina. Una situazione che richiederebbe un notevole aumento del ricorso al prestito (sia come emissione di titoli di stato che come prestito da nazioni estere), non sostenibile per una nazione dall’economia ancora instabile come l’Argentina.
L’obiettivo quindi sembra essere, più che prendere il controllo degli asset dei fondi pensione in sé, intercettare i flussi di cassa destinati a tali fondi, che sono stimati in circa 1 miliardo di euro all’anno.
Si tratta però di una mossa che può però essere un pesante autogol: se quella dell’interesse degli investitori può essere una storia che può soddisfare il grande pubblico, chi detiene il grosso del debito argentino (grandi investitori e gli Stati) adesso staranno ad osservare con la lente d’ingrandimento i conti argentini, con un occhio nel migliore dei casi scettico, nel peggiore sfiduciato, e con il risultato che può diventare molto complicato per l’Argentina ricevere capitali da questi soggetti. Anche perché è relativamente fresco il ricordo del default del 2001, e del fatto che poco prima i fondi pensione privati furono sfruttati nel tentativo disperato di salvare i conti, costringendoli di fatto ad acquistare debito dello Stato.
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