Un indice molto interessante, di questi tempi, è il Texas Ratio. Il Texas Ratio è un indice – relativamente semplice, peraltro – messo a punto dagli analisti di RBC Capital Markets ed in particolare da Gerard Cassidy per analizzare la crisi delle banche del Texas (da cui il nome) durante la recessione degli anni ’80.
Il Texas Ratio si calcola come il rapporto tra i prestiti “non performanti” (non-performing loans) e la somma di “capitale netto tangibile” (il valore del capitale netto diminuito dell’importo delle immobilizzazioni immateriali) e riserve per perdite su crediti.
I prestiti non-performanti sono i prestiti in default, in genere sono considerati tali quelli il cui pagamento è in ritardo di 90 giorni, o comunque quandunque vi siano valide ragioni per ritenere che non saranno completamente ripagati.
Bene, quando il Texas Ratio raggiunge il valore 1, o 100% (numeratore uguale al denominatore) la banca ha elevate probabilità di fallire. Tanto per dare un idea, IndyMac (una delle ultime banche fallite) aveva un Texas Ratio del 140%.
Il problema per il calcolo del Texas Ratio è avere dati “di qualità” per il suo calcolo, che rende difficile – soprattutto ai “comuni mortali” – ottenere una valutazione corretta: è abbastanza prevedibile che le banche in difficoltà tendano a minimizzare la dimensione dichiarata di “non-performing loans”, che devono spesso essere ri-stimati dagli analisti. Il calcolo di un significativo Texas Ratio è quindi forse una cosa “per pochi”, e spesso i risultati non vengono del tutto diffusi per timore di effetti pericolosi sui mercati: secondo alcune fonti, ci ancora sono almeno una decina di banche americane che hanno un Texas Ratio pericolosamente superiore ad 1, ma la “lista dei nomi” non è confermata.
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