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Intanto in USA si cerca di frenare la speculazione sulle commodities

Mentre in Italia si discute della Robin Hood Tax, in USA si cerca di frenare la speculazione sulle commodities, il cui prezzo è in generale schizzato alle stelle negli ultimi mesi.


Il tutto parte dalle considerazioni di chi sostiene che i prezzi delle commodities sarebbero influenzati dalla speculazione di operatori “non commerciali” (cioè che non hanno interesse commerciale nel bene trattato) in cerca di guadagni certi (o quasi), attratti dall’andamento dei prezzi, e che quindi amplificherebbero i rincari contribuendo ad aumentare la domanda. E non di poco, se tra questi operatori, come sembra, ci sono grosse banche di investimento e grandi fondi pensione USA, in grado di muovere capitali considerevoli. Operatori che in alcuni casi opererebbero sono accusati da alcuni di operare in conflitto di interessi.

Per questo motivo, la U.S. Commodity Futures Trading Commission ha attivato una serie di misure rivolte in particolare al mercato dell’energia, rivolte ad aumentare la sorveglianza a livello internazionale e migliorare la trasparenza del mercato. Oltre ad una serie di notifiche previste per gli operatori, queste misure prevedono anche una revisione della distinzione tra operatori commerciali e “non commerciali”, che dovrebbero ridurre la speculazione.

Non tutti sono però vedono queste misure di buon occhio: secondo ICE, ad esempio, queste nuove norme possono ridurre la liquidità dei mercati e di fatto tradursi in prezzi reali maggiori.

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