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Crisi come conseguenza delle regole della finanza, anziché nonostante esse?

Vi segnalo un libro: “A Demon of Our Own Design: Markets, Hedge Funds, and the Perils of Financial Innovation” (“un demone creato da noi: mercati, hedge fund e i pericoli dell’innovazione finanziaria”) di Richard Bookstaber. Bookstaber è quello che si potrebbe definire un “ingegnere finanziario“, nel senso che ha lavorato negli ultimi 20 anni a mettere a punto strumenti finanziari innovativi, e quando nel titolo scrive “creato da noi” non parla esattamente in senso figurato.


Val la pena sottolineare che è un libro uscito esattamente un anno fa, ma che dà una chiave di lettura interessante sulla crisi finanziaria che si è ulteriormente sviluppata nei mesi successivi. Oltre ad anticipare alcuni elementi che si ritrovano anche nei “12 passi verso il disastro finanziario” di cui abbiamo accennato, il “succo” del problema della finanza è l’eccessiva complessità e scarsa trasparenza raggiunta dal mondo finanziario.

Fin qui nulla di nuovo: un aspetto che trovo però interessante è una delle chiavi di lettura del problema è che molte strategie di gestione del rischio, così come alcuni “prodotti finanziari” nati a questo scopo, avrebbero in realtà effetti diametralmente opposti, soprattutto in un’ottica complessiva di sistema.

Questo risultato si avrebbe da un lato perché si finisce con l’aggiungere complessità e ridurre la trasparenza, dall’altro perché i mercati sono oggi estremamente interconnessi, complessi e veloci, e quello che accade in un punto può avere conseguenze non sempre facilmente prevedibili. Il che ha una conseguenza non trascurabile: può non essere scontato individuare facilmente investimenti realmente non correlati, con riflessi non trascurabili su una strategia di diversificazione, e sui presupposti su cui si basano le teorie di risk management.

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