Economia e Finanza

Attenzione: non confondiamo l'equità con il "tutto uguale"

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Leggevo una statistica pubblicata da MioJob, secondo la quale si sta allargando la “forbice” tra lo stipendio dei giovani e quello di chi ha maggiore anzianità. Ad esempio, un impiegato tra i 24 e i 30 anni guadagna in media 22.121 Euro, mentre uno di età tra i 51 e i 60 29.976. Circa il 35% in più. Non mancano da alcune pari le critiche verso il mondo del lavoro che “penalizza i giovani”.


Ora, premettendo che sono certamente più vicino ai “giovani” che agli “anziani”, devo dire che non mi sembra sbagliato che una persona che ha 30 anni di esperienza lavorativa venga retribuita più di chi ne ha poca o nessuna. Per quanto un giovane laureato possa essere bravo, formato, e tutto quello che si vuole, mi pare un po’ pretenzioso dire che è capace “sul campo” come uno che fa quel lavoro da 10-20-30 anni. Che non è che debba prendere di più perché è più vecchio, ma perché ha maggiore esperienza e quindi dovrebbe essere in grado di fare il lavoro in modo più efficiente, con maggiore capacità di risolvere i problemi, e via così.

Poi chiaramente bisogna valutare caso per caso, probabilmente dipende dal tipo di lavoro, ovviamente dipende dalle persone, ma credo che in Italia ci sia un po’ di fraintendimento da parte di molti: “equità” vuol dire innanzi tutto dare riconoscimento alle competenze e capacità di ciascuno, e non dare a tutti uguale “a prescindere”.

Personalmente, mi preoccupa molto di più un mondo in cui si è condannati bloccati dove si è (anche “retributivamente” parlando) a prescindere da quello che si impara, più che un mondo in cui bisogna fare un passo dopo l’altro.

PS. Piccola precisazione conclusiva: ho parlato della differenza relativa tra gli stipendi, il fatto che in Italia gli stipendi siano a livelli estremamente bassi è un altro discorso…

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