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Salari legati ai risultati aziendali? Corretto e forse inevitabile, ma serve qualche attenzione

Il problema dei bassi salari in Italia è ormai noto da tempo, anche se molti continuano ad essere stupiti quando viene evidenziato come gli stipendi reali (cioè confrontati con il costo della vita) siano i più bassi d’Europa.
Purtroppo però non basta semplicemente decidere di alzarli “lasciando tutto il resto così com’è”, dato che un’azione di questo tipo alla fine porterebbe solo inflazione e disoccupazione.
Dal Ministero dell’Economia viene sottolineata l’esigenza di legare i salari ai risultati aziendali. Si tratta di una necessità che è indispensabile per incentivare e migliorare la produttività, rafforzando la convergenza di interessi tra proprietari e lavoratori, dato che il miglioramento della produttività è l’unica strada che rende possibile un reale aumento dei salari. In altre parole: se si fanno sempre le stesse cose, si può nel migliore dei casi solo guadagnare lo stesso, per guadagnare di più, è necessario fare di più. Ma è necessaria qualche precisazione su cosa voglia dire “fare di più”, e anche su che cosa deve voler dire legare la retribuzione ai risultati aziendali.


  • Innanzi tutto, sgombriamo il campo da un equivoco: maggiore produttività non vuol dire “lavorare di più”, ma “lavorare meglio”, vuol dire cercare di valorizzare al meglio le risorse per creare quello che si dice maggiore valore aggiunto. Tradotto: un azienda non è più produttiva se i dipendenti fanno più straordinari, ma piuttosto se ha delle procedure e dei flussi di lavoro efficienti ma soprattutto efficaci. A volte quello della “priorità dell’efficacia”è un tema dimenticato, con l’assurdo esito che si cerca di risparmiare anche a scapito del raggiungimento dei risultati, sia nel pubblico che nel privato.
  • Legare i salari ai risultati aziendali è un’ottima cosa, ma bisogna stare attenti a come vengono misurati i risultati: è ovvio che vanno evitate situazioni in cui sia troppo facile manipolare gli indicatori sulla base dei quali vengono poi calcolati i “premi”. Tra l’altro, è possibile che come effetto collaterale si abbia la lotta all’evasione fiscale, perché se i dipendenti poi sono premiati in base ad esempio all’utile o al fatturato dell’azienda, difficilmente accetterebbero di permettere operazioni “in nero” dato che questo poi alla fine li penalizzerebbe nella retribuzione.
  • Un aspetto molto importante è che vanno premiati i risultati in un ottica di medio-lungo termine, in modo evitando il rischio di porre troppo l’accento sul breve termine che può portare a “spremere troppo” per ottenere risultati immediati sacrificando la solidità futura dell’azienda.
  • Bisogna fare attenzione che gli indicatori utilizzati siano significativi e che spingano verso un miglioramento reale della performance aziendale, e non solo una massimizzazione degli indicatori. Non è una cosa così banale. Un esempio della difficoltà di misurazione: è più bravo e fa un servizio migliore un medico che risolve un emergenza, o uno che evita il verificarsi di un’emergenza medica? Indubbiamente il secondo, ma mentre le emergenze mediche risolte sono facilmente misurabili, quelle evitate possono solo essere supposte.

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