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Le borse in pesante (ma non sorprendente) perdita

Ieri la borsa di Milano ha chiuso con perdite intorno al 3%. Così come Londra, Zurigo e Francoforte. Parigi è arrivata quasi -4%. La ragione è almeno in parte di alcuni dati che sono stati diffusi, in particolare l’ISM non-manufacturing Index.
Ma prima di venire all’indice vorrei proporre una riflessione: ho l’impressione che in molti abbiano troppa fretta di ripartire e risalire. Desiderio comprensibile, ma in borsa è molto facile far sì che i propri desideri influenzino le proprie previsioni, rischiando così di farsi male. Quindi permettetemi un consiglio: se non siete esperti, se non sapete esattamente quello che state facendo, questo non è il momento adatto per “giocare” in borsa, men che meno per tentare di recuperare eventuali perdite. E’ una regola valida in generale, ma in periodi di volatilità e di trend “non positivo” è più vera che mai.
Questa “fretta” si riscontra secondo me anche in alcune previsioni, e stime, che sostenevano nei giorni scorsi (quando la borsa sembrava essere ripartita) che i valori delle azioni avevano già completamente scontato le perdite conseguenti alla alle possibilità di un rallentamento, se non recessione, USA. Permettetemi di sottolineare che se avessero (avuto) ragione sarebbe piuttosto curioso, dato che le borse sono a pur sempre a poco meno del 15% dai massimo storico (il Dow Jones ieri a chiuso a 12.265, contro il 14.164,53 toccato il 9 ottobre scorso), e in caso di “recessione” (anche non particolarmente violenta) ci sarebbe da aspettarsi un calo un po’ più corposo. Direi che la giornata di ieri ha smentito queste idee, dimostrando che le borse non hanno ancora “tenuto conto” degli effetti di una futura possibile recessione.
Inoltre, abbiamo già fatto considerazioni su come il settore immobiliare (che ha un non trascurabile peso nel trascinare l’economia) continui ad essere sopravvalutato. Per cui non giudicatemi un uccello del malaugurio se continuo a pensare che il trend dei mercati continuerà a rimanere negativo almeno per alcuni mesi.


Tornando al dato che ha spento molte illusioni, l’ISM Business Activity: bene, l’indice è crollato verticalmente a 41.9%, perdendo 12,5 punti rispetto a dicembre e stracciando le aspettative di diminuzione (limitate ad uno o due punti) che erano comunque presenti sui mercati. E se si esclude il valore toccato nell’ottobre 2001 (“drogato” dagli avvenimenti dell’11 settembre), è il peggior valore mai toccato da quando esiste l’indice, il 1997.

Insomma, i periodi difficili sono ancora ben lungi dall’essere finiti. E, permettetemi, è triste (ma non sorprendente) vedere i politici italiani impegnati a cercare di conquistare poltrone invece di preoccuparsi degli interessi dell’Italia.

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