Non voglio entrare troppo nel merito di quello che sta accadendo sui mercati (ci torneremo a breve), basti dire che a mio parere è più una situazione di “più che ragioni strutturale vere e proprie che giustifichino un crollo verticale. Anche se va detto che i mercati finanziari negli ultimi 4-5 anni sono cresciuti molto più dell’economia reale (soprattutto USA), e quindi è naturale un ridimensionamento. Il timore latente dei mercati, alla base di questa crisi è che fallisca qualche grossa banca internazionale. Io personalmente vedo poco probabile un fallimento vero e proprio di banche “tradizionali”, anche se ovviamente sono quasi scontati risultati di bilancio negativi, anche se alcuni specialisti di finanza creativa potrebbero uscire dai giochi, ma non si tratta di situazioni tali da portare al collasso l’economia.
Ma in questa sede, volevo concentrarmi su uno dei meccanismi che amplifica gli effetti del “panic selling“, delle “vendite da panico”, in quanto è molto interessante, e può essere di lezione per chi investe in borsa. Il meccanismo in questione è lo stop loss.
Lo stop loss è una buonissima abitudine degli investitori di borsa, di impostare un livello minimo di prezzo raggiunto il quale scatta la vendita. In altre parole, è il livello massimo di perdita che sono disposto ad accettare. Spesso è possibile per l’investitore (anche per il grosso investitore) fissare degli stop loss automatici, raggiunti i quali l’ordine parte in automatico.
Cosa c’entrano gli stop loss con il panic selling? E’ molto semplice: se c’è una discesa sufficientemente violenta di un titolo/fondo/indice, finisce fare scattare qualche stop loss (di qualche grosso investitore), mettendo quindi in vendita ulteriori titoli, e quindi spingendo per un ulteriore abbassamento dei prezzi, che quindi potrebbe fare scattare altri stop loss, generando altre vendite, e un ulteriore abbassamento dei prezzi, che quindi potrebbe fare scattare altri stop loss… e via così: credo renda l’idea (ovviamente, se serve precisarlo, sono meccanismi che “amplificano” un umore negativo del mercato, non causano un crollo da soli…).
Un errore che spesso commettono i piccoli investitori (e in qualche caso è successo anche a qualcuno di grosso) è di impostare gli stop loss come vendita “al meglio”, cioè di accettare la migliore offerta in quel momento sul mercato, anziché fissare un prezzo minimo di vendita. Si tratta di un errore perché in caso di discese così ripide, questo può far sì che si accettino offerte eccessivamente basse, con un duplice rischio: per l’investitore singolo di perdere soldi (dato che non viene sfruttato un eventuale “rimbalzo”), per il mercato nel suo complesso il fatto che non viene generata una “pressione” verso l’alto per i prezzi.
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