Vi segnalo un libro interessante: “Mercato d’Azzardo”, di Guido Rossi. Nel libro, l’autore punta il dito su una serie di contraddizioni della finanza moderna, che avrebbe “tradito” i suoi scopi “originari”, che dovrebbero essere legati all’investimento e non alla speculazione. Si tratta di un allarme condivisibile, dato che in effetti i mercati finanziari presentano alcuni “lati oscuri”, sui cui sarebbe opportuno fare maggiore luce.
Giusto per citarne un paio, di cui abbiamo già più volte parlato in passato:
- La spinta eccessiva per risultati a breve termine che si traduce a volte nel sacrificare gli obiettivi a lungo termine;
- Il potere che hanno sui mercati operatori ed intermediari che muovono grandi quantità di capitali che però non sono loro, e possono aver interesse a favorire la nascita di bolle speculative;
- La scarsa trasparenza dei meccanismi di governance, dalle assemblee degli azionisti ai patti parasociali, che influenzano a volte anche in modo determinante la distribuzione del potere;
- La scarsa trasparenza globale dei mercati finanziari, dove possono svilupparsi meccanismi di “scatole cinesi” come quelle alla base della crisi dei mutui subprime;
- La scarsa cultura degli investitori che non sanno interpretare le informazioni (soprattutto in Italia), che diventano semplicemente dei portafogli da spremere.
Sarebbe importante che questi problemi venissero affrontati in modo deciso: purtroppo forse non c’è un’adeguata spinta in questo senso da parte dell’opinione pubblica, che sembra ritenere i mercati finanziari una sorta di mondo a parte, e che se si “rompesse” riguarderebbe solo chi ha investito, dimenticando che i mercati finanziari sono (o dovrebbero essere) soprattutto i luoghi in cui le aziende reperiscono risorse per la loro attività e la loro crescita: di conseguenza un mercato finanziario più efficace permetterebbe una crescita economica più solida e un benessere diffuso.
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