C’è un interessante articolo sul blog di Panorama che mostra come gli italiani siano i peggio pagati d’Europa, a tutti i livelli, da operaio a dirigente. Non è certo una sorpresa, ne avevamo già accennato un po’ di tempo fa parlando dei mutui. I dati riportati da Panorama sono comunque estremamente impietosi nella loro numerica freddezza, e evidenziano senza scampo come (“normalizzando” i valori in base al costo della vita) l’impiegato italiano guadagni il 28% in meno dell’impiegato spagnolo, il 25% in meno di quello inglese e il 55 %in meno di quello tedesco.
Ma in valori assoluti forse si capisce ancora meglio: su base annua, l’impiegato medio italiano guadagna circa 5.000 euro in meno di quello spagnolo, e quasi 10.000 in meno di quello tedesco. Che non sono “strapagati”, ma semplicemente hanno uno stipendio che gli consente di arrivare ragionevolmente agevolmente a fine mese, risparmiare qualcosa e magari mettere da parte qualche soldino in un fondo pensione.
Ma non voglio qui limitarmi ad unirmi al “grido di dolore” dei lavoratori italiani, vorrei piuttosto proporre qualche riflessione in più. Infatti, non si possono semplicemente aumentare i salari punto e basta, perché il problema è nell’economia italiana che si compone per la maggior parte di aziende a basso valore aggiunto, estremamente restia ai cambiamenti ed alle innovazioni. È vero: se si alzassero i salari del 20% molte aziende sarebbero costrette a chiudere, lasciando a casa molta gente. Ma è anche vero che queste aziende stanno cercando di fare concorrenza ad aziende cinesi ed indiane.
Inoltre c’è un secondo ragionamento: se io faccio sempre lo stesso lavoro, non posso pretendere di guadagnare di più (operaio, impiegato o imprenditore che sia), al netto dell’inflazione. Partendo dal presupposto che i soldi sono solo una sorta unità di conto che ha lo scopo di rendere più agevole il baratto, e semplificando un po’, è abbastanza sensato dire che se faccio esattamente lo stesso lavoro di mio nonno, in un’azienda identica, posso aspettarmi di avere lo stesso tenore di vita: un tenore di vita degli anni ’60, quindi. Niente cellulari, niente televisori al plasma, niente computer, e via così.
Se si vuole avere di più bisogna anche produrre di più: quindi le aziende devono sempre più spostarsi verso settori “a valore aggiunto”. Non solo per vivere meglio, ma anche solo per sopravvivere: anche i cinesi stanno iniziando un po’ alla volta a proporre prodotti innovativi, e questo vuol dire che chi sta fermo sarà sempre più fuori gioco.
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