Continuiamo “l’approfondimento pessimistico” sulla crisi del credito. E passiamo ad una domanda abbastanza semplice: com’è possibile, in un mondo finanziario in cui vi sono soggetti indebitati per miliardi di dollari, che cambi qualcosa se qualche mutuo, peraltro subprime, non viene pagato?
Il problema – secondo i pessimisti – sarebbe che i mutui subprime, se non sono stati il motore, per molte banche sono stati il carburante di una sorta di fabbrica della liquidità. Questo perché è completamente cambiato il modo di lavorare delle banche.
Dieci anni fa, le banche gestivano e finanziavano i prestiti che concedevano. Oggi non è in realtà più così. Le banche non finanziano più il credito, ma lo originano. Concedono i prestiti, li “ospitano” in bilancio per breve tempo e poi li distribuiscono agli investitori tramite strumenti come i CDO (Collateralized Debt Obligations) e simili. La conseguenza di ciò è che le banche si trovano con una minima parte di capitale bloccato, e possono concedere molti più prestiti.
E qui scatta un meccanismo decisamente “interessante”. In questa ottica, più prestiti concede una banca, più può concederne, dato che i CDO venduti fungono in pratica “da garanzia” (grazie a modelli matematici che prospettano come remota la possibilità che vadano in default) per concederne di nuovi: le banche si sono quindi trovate spinte a rilassare sempre di più i criteri con cui venivano concessi i crediti. E a volte nel rilascio di prestiti e mutui mettevano il naso broker privi di scrupoli, con risultati immaginabili.
A questo atteggiamento delle banche, si aggiunge quello dei compratori: i CDO venivano acquistati da compagnie di assicurazione, hedge fund e fondi pensione di tutto il mondo, finanziandone l’acquisto con prestiti a basso interesse in Giappone (il cosidetto fenomeno del carry trade) ma anche negli Stati Uniti.
In pratica, soldi prestati acquistano altri soldi prestati, e grazie ad adeguati modelli matematici, diventano garanzia per fare altri prestiti. Ma questo processo ha portato un grosso effetto collaterale: mentre prima il rischio era “all’interno” delle banche, dove era abbastanza osservabile e regolamentato, in questo quadro il rischio si è spostato in luoghi dove è difficile da identificare e dove probabilmente non si è preparati per gestirlo.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Crisi del credito: è appena l’inizio? (parte 1)
Crisi del credito: è appena l’inizio? (parte 2)
Crisi del credito: è appena l’inizio? (parte 3)
Crisi del credito: è appena l’inizio? (parte 4)