Una neonata di padre palestinese e madre arabo-israeliana e’ stata trattenuta per due mesi nell’ospedale di Gerusalemme Est in cui e’ venuta alla luce, in attesa che i genitori pagassero il conto del parto. A rivelarlo e’ stato il quotidiano israeliano Haaretz. I responsabili dell’ospedale israeliano Moqassed hanno accettato di consegnare la piccola solo dopo l’intervento del ministero della Giustizia, cui i genitori si erano rivolti. Ora il ministero sta decidendo se denunciare la clinica per sequestro di persona. Due mesi fa, la donna aveva dato alla luce prematuramente tre gemelli all’ospedale Moqassed. I piccoli avevano bisogno di un periodo in incubatrice e di cure speciali, ma temendo che il Servizio sanitario nazionale non avrebbe rimborsato le spese, visto che il padre e’ palestinese, la direzione della clinica ha chiesto il pagamento anticipato del conto di 2mila euro. Eppure, in quanto arabo-israeliana, la madre dovrebbe godere a pieno titolo dei diritti di cittadina israeliana. I genitori hanno risposto che non disponevano di quella somma e a quel punto l’ospedale ha dimesso due bambini e ha trattenuto la terza, a garanzia del pagamento. La settimana scorsa, i genitori hanno deciso di rivolgersi al ministero della Giustizia che ha indagato sulla vicenda e ha appurato che “le cose stavano proprio come sosteneva la madre”, ha riferito Eyal Globus, capo dell’ufficio legale del dicastero. La bambina era stata trattenuta, ma non aveva ormai piu’ nessun bisogno di cure. Globus ha trasmesso la pratica al ministero della Sanita’, con la giustificazione addotta dal direttore dell’ospedale. Per il Moqassed, aveva detto, che e’ procedura normale assicurarsi che un debito sia pagato. Con ogni mezzo. Di fronte all’ingiunzione del ministero, pero’, l’ospedale ha finalmente dimesso la bimba.
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