MOSCA – Dopo anni da mattatrici, le donne bielorusse non faranno più sognare nei concorsi di bellezza, dalle copertine delle riviste e sulle passerelle di tutto il mondo. Il loro fascino, frutto della secolare fusione tra popolazioni slave e baltiche, non sarà più esportabile. Lo ha deciso il presidente Aleksander Lukashenko, bat’ka (padre, ndr) dell’ultima dittatura sopravvissuta in Europa. Con tanto di decreto, ha giuridicamente definito quale “risorsa strategica nazionale” la bellezza delle sue concittadine.
Come tale, sarà sottoposta a “tutela commerciale particolare”. Tasse, dazi, autorizzazioni impossibili per le agenzie straniere, permessi scritti del governo per le giovani signore che intendono espatriare. In breve: vietato lasciar fuggire all’estero le donne belle.
Lukascenko, ultimo baluardo continentale del comunismo stalinista, è in buona compagnia.
Anche le donne del Turkmenistan, regime dell’Asia centrale affacciato sul mar Caspio, sono protette dagli stranieri. Saparmurat Niazov, detto Turkmenbashì (padre dei turkmeni ndr) ha fissato un’imposta da 50mila dollari per chi, non residente, voglia sposare una bellezza locale. A Lukascenko l’idea di dichiarare guerra all’esportazione della bellezza dell’Est è venuta guardando i manifesti pubblicitari affissi per le vie di Minsk.
Quasi tutte le ragazze-immagine, secondo il racconto imbarazzato del suo seguito, da mesi sono straniere. “E le nostre belle ragazze – è sbottato qualche settimana fa il presidente – dove sono”? Un consigliere, gongolando d’orgoglio, s’è lasciato sfuggire che le bielorusse più avvenenti emigrano ormai tutte all’estero, essendo tra le più richieste dalle agenzie internazionali di top model. Sono brune con occhi leggermente a mandorla, o bionde con zigomi alti da scandinave, tutte oltre il metro e ottanta, dotate di fisici perfetti. Gli agenti se le contendono a suon di contratti milionari.
Da Maria Didarova (Supermodel of the World pochi giorni fa a New York) a Olga Dudinskaya (vice Miss Mondo 2004), da Natalia Bindasova (Miss Eurasia 2004) a Marina Prudnikova (Miss Metropolitan), da Maria Malashenkova (Miss Tourism World 2003) a Irina Demianova (Miss Internet 2004), da tempo rubano cuore e portafogli agli uomini più ricchi del pianeta, Emirati arabi in testa.
Ma sono centinaia le modelle bielorusse che ogni giorno sfilano per gli stilisti più ammirati, o che approdano al cinema e in tv. “Perché ce le lasciamo scappare tutte – ha tuonato bat’ka facendo strappare un cartellone – se poi in patria dobbiamo accontentarci di vedere solo francesine consumate e a fine carriera”?
Non era solo una battuta di cattivo gusto. Lukascenko ha dato ordine di prendere “sotto il controllo diretto e totale dello Stato” le bielorusse belle: e ha inaugurato una inedita campagna choc contro “il commercio e lo sfruttamento del fascino nazionale”. Nulla a che vedere con la lotta ai mercanti di prostitute delle disastrate ex repubbliche sovietiche, drammaticamente ignorati se non protetti.
Il presidente ha accusato ministri e burocrati di non fare nulla per evitare che “l’esodo in Occidente delle donne migliori impoverisca il Paese e indebolisca la razza bielorussa”. La polizia, secondo giornali e agenzie indipendenti, si è scatenata. Interrogatori, perquisizioni, verifiche fiscali, intercettazioni telefoniche, multe per irregolarità normative, sigilli: terra bruciata attorno a modelle, scuole e agenzie. Nelle ultime due settimane sono state pedinate e interrogate oltre 500 ragazze, sottoposte anche all’esame della “macchina della verità”.
Chiuso a Minsk l’istituto di modelling di Natalia Makei, conosciuto a livello internazionale, arrestata e condannata a due anni e mezzo di carcere per “contrabbando” la titolare dell’agenzia “Zara”, la più importante del Paese. “Senza la nostra tutela – dice Elena Ermolaeva, direttrice della più famosa agenzia russa – le ragazze non hanno garanzie di lavori seri e stipendio. La concorrenza mondiale, nella moda, non si affronta da sole: oppure ci si espone ai rischi di una professione spesso contigua ad un’altra più antica. Proprio ciò che la Bielorussia sembra voler favorire”.
Lukascenko però, a cui i Paesi occidentali non concedono il visto d’ingresso, non desiste.
Due giorni fa è tornato sul tema durante una riunione del governo-fantoccio, inasprendo le sanzioni “contro chi opera con l’estero nel business delle nostre donne”. Quali “esempi scandalosi” ha portato quelli della top model russa Natalia Vodianova, moglie di un lord inglese e fino a tre anni fa venditrice di arance nel mercato di Nizhnij Novgorod, di Oksana Fiodorova, Miss Universo 2002, e dell’ucraina Julia Majarchuk, scovata da Tinto Brass in una pizzeria di Napoli e lanciata nel film Trasgredire.
E al divieto d’esportazione della bellezza ha aggiunto una stretta ai soggiorni all’estero per lavoratori, studenti e turisti. Richieste e offerte dovranno essere autorizzate personalmente da ministro dell’Interno e capo della polizia. I bielorussi temono così che la “guerra del fascino” celi in realtà il risorgere della cortina di ferro e anticipi una chiusura delle frontiere. Lukascenko, appena finito sul libro nero Usa degli “avamposti della tirannia”, teme l’effetto Ucraina e la forza dirompente della voglia di libertà. Per reprimerla in tempo, inizia dal sorriso delle ragazze.
(3 febbraio 2005)
http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/esteri/bielorusse/bielorusse/bielorusse.html